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    Home » Santa Maria di Mileto
LA CHIESUOLA DI SANTA MARIA DEL MILETO DI CARTERIA DI SESTO.Oratorio di Santa Maria del Mileto, oggi situato nella frazione di Carteria di Sesto.All’epoca la Comunità della frazione di Sesto era costituita dalle due parrocchie di Sant’Andrea e Santa Maria del Mileto.

Nel 1303 Sesto faceva parte del Quartiere di Porta San Procolo di Bologna e nel 1376 del vicariato della Croara.
Questo edificio viene chiamato dai fedeli “La Chiesuola” o “Cisola”, ed è presente nei documenti ufficiali dal 1116.

È la più antica chiesa della Valle del Savena, l’unica non distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale (insieme alla Chiesa dei Santi Pietro e Girolamo di Rastignano).
Nei secoli ha svolto anche la funzione di ospizio per viandanti e pellegrini che attraversavano gli Appennini.

Il Comune di Pianoro ha utilizzato per tanti anni la zona della casa canonica retrostante come centro di accoglienza per i primi extracomunitari che sono arrivati in Italia negli anni Ottanta/Novanta, quando la Prefettura di Bologna divideva ai Comuni i singoli arrivi di stranieri.

Per tanti anni gli ospiti del primo centro di accoglienza di Pianoro,tutti di fede islamica, pregavano verso il muro della Chiesa, mentre dall’altra parte i fedeli cattolici della parrocchia celebravano la Santa Messa, orientati verso lo stesso muro, dove esiste al suo interno un prezioso affresco del 1518, una pala d'altare raffigurante una Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino, ed ai lati i Santi Pietro e Sebastiano.

 

Cliccando sulle immagini si ottiene un ingrandimento.

Vista complesso esterno restaurato.

Pala nella parete absidale

Panoramica interno oratorio

Prima del restauro del complesso.

Appendice storica
Solo poche persone conoscono oggi Francesco di Marco Datini, nato a Prato nel 1335 e morto sempre nella sua città natia il 16 agosto 1410.
Pochi sanno che è stato un mercante italiano, denominato con rispetto “Il Mercante di Prato”, inventore della cambiale (allora chiamata lettera di cambio), possessore di un ricchissimo archivio di lettere e registri, nascosto in una stanza segreta del suo Palazzo e scoperto solo qualche decennio orsono.
La sua frase più famosa è stata “...nel nome d’Iddio e del guadagno...”.
Secondo alcuni fu anche l’inventore della famosa chiocciola delle email (anche se all’epoca non esistevano ancora) in quanto nella sua corrispondenza commerciale appare spesso il segno della @.

Ha iniziato a commerciare all’età di soli quindici anni, quando, con in tasca i centocinquanta fiorini ricavati dalla vendita di un podere ereditato dal padre, si è trasferito ad Avignone, che stava vivendo il suo periodo più fulgido con il Papato stabile nella città francese.
Poi ha fondato società manifatturiere a Barcellona, Genova, Maiorca, Pisa, Prato, e Valenza, occupandosi prevalentemente di produzione e commercio tessile.
Francesco Datini è morto nel 1410, senza figli, lasciando tutti i suoi beni ai poveri ed istituendo, a tale scopo, il “Ceppo dei poveri”.
È stato sepolto nella chiesa di San Francesco a Prato, sotto una lastra tombale, opera dello scultore fiorentino Niccolò di Pietro Lamberti.
Durante i suoi lunghi viaggi, passava spesso per Pianoro, dove era solito fermarsi a pregare e dormire nell’Oratorio di Santa Maria del Mileto,oggi situato nella frazione di Carteria di Sesto.

Per chi volesse approfondire la storia del mercante Datini, può leggere parte del fondo di documenti del Trecento, nascosti in un pozzo nella sua residenza.
È stata infatti completata la digitalizzazione dell’archivio con 400mila immagini di documenti contabili e 150mila lettere commerciali che sono consultabili e visibili direttamente da tutti in rete, attraverso il sito dell’Archivio di Stato (www.archiviodistato.prato.it).
Per rendere più agevole la consultazione (la calligrafia medievale non è facilmente comprensibile), di oltre 3mila documenti è proposta la trascrizione in italiano moderno.
Datini è un personaggio storico di transizione tra l’uomo medievale e quello moderno, esempio per eccellenza di imprenditore e commerciante del primo Rinascimento.

(Testi di Gianluigi Pagani)

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