Chiesa di Sant'Ansano di Pieve del Pino (
Sasso Marconi)
maestranze emiliane (costruzione)
Notizie Storiche
1056 (origini carattere generale)
La chiesa di Sant'Ansano è già nota nei documenti del XII secolo come Pieve di Pino presumibilmente per il tipo di vegetazione circostante.
E’ opinione comune degli studiosi che la fabbrica originale risalga a prima dell’anno mille anche se un documento del 1056 ne attesta per primo l’esistenza.
Si tratta di un atto notarile da cui si apprende che l’arciprete di S. Ansano, Don Benzo, fu incaricato dalla contessa Willa di svolgere la cerimonia di liberazione della sua serva Cleriza.
XII - 1170 (proprietà carattere generale)
Nel XII secolo il nome della Pieve ritorna in un contratto di compravendita di terreni situati nelle vicinanze della chiesa ed ancora nel 1149, quando il prete di S. Ansano fu chiamato in causa come testimone di un atto di vendita.
Un documento del 1170 infine ricorda una certa Richelda che donò al monastero di S. Cristina di Settefonti tutti i suoi beni, inclusi i possedimenti nel territorio del plebanato di S. Ansano o del Pino.
XIV (giurisdizione carattere (generale)
Nel XIV secolo la Pieve di S. Ansano godeva di fama e ricchezza: alcuni documenti risalenti al peridio tra il 1292 il 1389 attestano infatti la residenza al Pino di personalità di spicco della politica e della cronaca di Bologna.
Il complesso religioso, figurante tra le 44 pievi della Diocesi del capoluogo, confinava con le parrocchie direttamente dipendenti dalla Cattedrale e con i plebanati di Pontecchio, Panico, Barbarolo e Gorgognano.
Come in ogni pieve, anche a S. Ansano l’Arciprete aveva giurisdizione vicaria, a nome del Vescovo, per tutte le parrocchie facenti capo alla chiesa. Dalle decime del 1300 si apprende che la Pieve del Pino contava ben trenta chiese suffraganee tra le quali, citando solo le più distanti, S. Cristoforo di Rastignano e Santa Maria di Riosto in direzione est, San Giovanni di Serenico e Santa Maria di Monterumici in direzione sud, San Giacomo di Domozzola a nord e San Giorgio di Vizzano verso ovest.
1572 (giurisdizione carattere generale)
Nell’archivio della Pieve del Pino è conservato un manoscritto del parroco don Cesare Andrea Montebugnoli, che esercitò il suo ministero in questa parrocchia dal 1686 al 1729. Il manoscritto, pur datato 1686, descrive la realtà del secolo prima quando soggette alla Pieve erano ben 16 chiese curate e 30 oratori.
Lo stesso manoscritto fornisce un breve profilo della Pieve nel 1572: la chiesa, retta da D. Pietro Maria Partanini, aveva un’entrata annua di 40 circa scudi ed era dotata al suo interno suo interno di due altari, uno titolato a S. Biagio e l’altro a S. Caterina.
1600 (giurisdizione carattere generale)
I possedimenti della Pieve vennero notevolmente ridotti nel 1600 quando l’Arcivescovo di Bologna Mons. Alfonso Paleotti, fece erigere la chiesa di S. Giacomo di Pianoro.
La Pieve di Pino continuò ad esercitare la sua supremazia solamente su sei parrocchie: S. Michele di Badolo, S. Mattia di Battedizzo, S. Giorgio di Vizzano, S. Martino di Ancognano, S. Pietro di Sabbiuno e S. Andrea di Sesto. Lo stato dell’edificio sacro risentì indubbiamente di questo impoverimento e la parrocchia ridusse il suo abitato a poche centinaia di persone.
1620 (preesistenze carattere generale)
La tela del pittore bolognese F. Brizzi, discepolo del Carracci, databile al 1620 e conservata da allora nell’abside della chiesa, fornisce un ritratto del complesso edilizio di allora.
Si osserva che il campanile originale era un’esile struttura collocata sul retro del fabbricato e dotato di due campane. Anche la canonica riportava un particolare differente piuttosto vistoso: una torre medievale posta al suo limite settentrionale. Nel Medioevo, soprattutto nel periodo comunale di Bologna, sull’Appennino venne realizzata una fitta rete difensiva di castelli e fortilizi, costruiti nei punti più strategici; il valico del Pino era appunto uno di questi.
Stando a quanto riportato da A. Palmieri ne “La montagna Bolognese nel Medioevo”, la torre del Pino era custodita da alcuni armati che avevano per lo più il compito di segnalazione per le milizie in transito.
1690 (preesistenze carattere generale)
Da un secondo estratto del manoscritto Montebugnoli, databile 1690, si apprende che la chiesa sorgeva su di un colle, distante circa 7 km da Bologna.
Il complesso religioso, di moderna fattura, era retto dallo stesso autore del manoscritto D. Cesare Montebugnoli, proveniente da Bologna e di 31 anni di età. All’interno vi erano sette altari privilegiati di Indulgenza ogni prima domenica del mese ed anche l’altare maggiore privilegiato ogni lunedì per i morti. Era dotata di due campane, organo, argenteria e varie suppellettili. Il territorio della parrocchia, che contava circa 300 anime, si estendeva dalla Croce di Nanono fino a Libano (distante ben 3 miglia).
1849 (descrizione intero bene)
Nel 1849 il Dott. Luigi Aureli ne “Le chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna” offre una breve descrizione della chiesa di allora.
All’esterno l’edificio si presentava in cattivo stato; l’ingresso, soprelevato rispetto al piano del sagrato forse a causa dei cedimenti del terreno sottostante, era preceduto da un’ampia scalinata che troneggiava al centro della facciata.
L’interno, sufficientemente ampio ma carente dal punto di vista artistico, è descritto come basso, soffittato a travi e dotato di quattro cappelle laterali, poco profonde, con copertura ad arco.
Nella cappella maggiore, anch’essa ad arco, si trovava un piccolo coro. Al complesso apparteneva anche un campanile eretto nel 1818.
A metà dell’800 la parrocchia di S. Ansano contava 376 anime; di essa facevano parte anche due oratori, l’uno dedicati a S. Maria di Calzano e l’altro a S. Maria delle Calegare, di proprietà della nobile famiglia Ratta che possedeva in questo luogo un’elegante villa.
1850 - 1860 (restauro intero bene)
Tra il 1850 e il 1860, grazie all'operosità e alla dedizione del parroco Don Giovanni Vivarelli e dei parrocchiani, il complesso religioso venne sottoposta ad un radicale restauro.
La chiesa fu allungato di due metri, spostando in avanti la facciata e realizzando all’interno le prime due cappelle, e alzata di quattro metri e mezzo mentre il pavimento fu abbassato di un paio di metri. I parrocchiani rasarono a picconate il tufo sottostante il pavimento fino a raggiungere le fondazioni costituite da un tavolato di arenaria sul quale venivano appoggiati i muri perimetrali.
La canonica venne allungata nella facciata anteriore, fu arricchita di nuove aperture, ed alzata così da ricostruire la simmetria con la nuova chiesa.
Di conseguenza anche il piazzale antistante il complesso ebbe un riassetto divenendo molto più ampio.
Antica stampa della Chiesa di Pieve del Pino nel primo 1800.
1861 - 1904 (restauro intero bene)
Negli anni seguenti al grande restauro operato da Don G. Vivarelli altre figure curarono l’interno del tempio. Don Giuseppe Masi (1861-1895) fece realizzare a sue spese il pavimento dell’aula in formelle di cemento policromo e quello in marmo del presbiterio.
Qui fece erigere un sontuoso altare marmoreo e dipingere la cupola, raffigurante la Gloria di S. Ansano. Dopo la sia rinuncia (1895) volle che si portasse a termine per suo conto il nuovo altare, che reca così la doppia lapide datata 1904.
1904 - 1932 (restauro intero bene)
Il nuovo arciprete Don Eugenio Codecà (1896-1920) fece costruire nel 1904 la prima cappella e l’altare in marmo in onore della Beata Vergine, a ricordo del 50° anniversario della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.
L’anno successivo operò la ricostruzione del battistero e commissiono al pittore bolognese Flavio Bertelli la decorazione della cappella che lo custodiva e di tutta la chiesa.
Nel 1907 dotò la parete absidale di una pregevole ancona in marmo. I lavori proseguirono con la realizzazione della cappella e dell’altare in marmo dedicati al Crocefisso e il completamento della cappella dedicata a S. Antonio da Padova. Il suo successore, Don Bergamini (1921-1932) fece costruire il nuovo pulpito che domina la parete di sinistra.
1944 - 1945 (demolizione carattere generale)
Nell’inverno del 1944 il parroco Don Evangelista Masina (1941-1956) dovette abbandonare la Pieve presa d’assalto dalle truppe naziste e trasformata in scuderia temporanea. I continui assalti danneggiarono gravemente l’edificio: un proiettile entrò nella cupola del presbiterio disseminando schegge in tutta l’area mentre una cannonata colpì il campanile, sbriciolando una delle campane.
Anche i secolari cipressi che circondavano il complesso furono sfregiati dai colpi di artiglieria pesante e abbattuti per ostacolare l’avanzata dei mezzi alleati. Al termine della guerra la Pieve appariva in uno stato rovinoso: le macerie e i resti degli animali, massacrati poco prima dell’arrivo delle truppe americane, resero per molto tempo l’edificio inagibile. Inoltre quei pochi bene sopravvissuti ai bombardamenti erano stati trafugati o irrimediabilmente danneggiati da ladri e vandali di passaggio.
Il parroco di ritorno dovette trasferirsi nella vicina chiesa di S. Martino di Ancognano.
1945 - 1984 (rifacimento intero bene)
Negli anni seguenti Don Evangelisti iniziò i lavori di restauro della Pieve: le tavole di legno ricavate dai cipressi abbattuti vennero utilizzate per riparare i tetti e ricostruire le panche dell’aula.
Alla morte di Don Evangelisti, la parrocchia rimase vacante e il beneficio fu gestito direttamente dalla Curia. Dal 1956 al 1984 la cura pastorale fu affidata a vari sacerdoti tra cui Don Abbondanti che con zelo e dedizione aiutò la comunità a riprendere le proprie attività.
I primi restauri dell’interno furono avviati da Don Gabriele Pallotti, parroco di Paderno, che alternandosi coi Padri Deoniani, commissionò al decoratore Giuliano Armaroli la revisione delle decorazioni delle cappelle laterali, ordinò la tinteggiatura della volta e l’adeguamento dell’altare secondo la riforma liturgica operata dal Concilio Vaticano II.
1984 - 1996 (restauro intero bene)
Nel 1984 il governo della Pieve fu affidato a Don Luigi Venturi.
Con il contributo della comunità e grazie alla generosità di alcuni professionisti che, a titolo gratuito, prestarono il loro servizio, il parroco operò nel ventennio seguente una completa ristrutturazione del complesso, compresi i tre appartamenti di proprietà della parrocchia.
L’intervento più radicale fu la deumidificazione degli ambienti interni mediante la realizzazione di una camera d’aria, al di sotto della pavimentazione, con cunicoli d’areazione che sfogavano all’esterno.
Con l’acquisizione di quanto era passato all’Istituto Diocesano Sostentamento Clero, vennero rifatti completamente gli impianti di illuminazione e di riscaldamento.
Fra il 1985 e il 1986, vennero eseguiti i lavori di ritinteggiatura della facciata e del campanile mentre l’anno successivo è stata rifatta la pavimentazione interna della navata in marmo.
1994 - 2004 (restauro intero bene)
Il restauro interessò poi la ricostruzione pittorica del battistero, eseguita da Giuliano Armaroli e dalla sua scuola. Il dipinto nel tempo aveva risentito soprattutto nella parte inferiore, dell’azione dell’umidità.
Tra il 1994 e il 1996 si procedette alla ritinteggiatura delle pareti interne della chiesa e al restauro del dipinto della cupola. Tra il 1996 e il 2001 venne restaurata la canonica col rifacimento del pavimento in cotto (1998) e della copertura.
Infine tra il 2000 e il 2004 i lavori si conclusero con ulteriori interventi agli impianti di riscaldamento ed illuminazione.
Descrizione
La chiesa di S. Ansano, già nota nel XII secolo come Pieve del Pino per il tipo di vegetazione che la circonda, sorge isolata in prossimità dell’omonima frazione sulle colline fra Savena e Reno.
Il complesso religioso è raggiungibile da Bologna attraverso la “via dei Colli”, dal versante Savena dove si trova il comune di Pianoro e da quello del Reno, salendo da Sasso Marconi per una via panoramica che conduce a Montelungo.
Circonda la Pieve un paesaggio collinare, coperto da zone boschive e disseminato di spettacolari rupi e calanchi. Già esistente nel 1056, la chiesa di S. Ansano, nel corso dei suoi nove secoli di vita, ha subito numerosi rifacimenti e restauri, conservando tuttavia le dimensioni originarie.
L’attuale edificio, risalente al XVII secolo, presenta una facciata timpanata suddivisa in due registri da una cornice rettilinea.
Al centro si apre una grande lunetta finestrata che, insieme al portale sottostante, è racchiusa in un grande arco cieco a tutto sesto. Sulla destra della chiesa sorge il campanile, eretto nel 1818, mentre a sinistra si trova la canonica.
L’interno, a navata unica con due cappelle per lato, termina in un presbiterio rialzato voltato a vela.
Gli alzati dell’aula, scanditi da sottili lesene trabeate su cui si impostano le volte a botte della copertura, sono affrescati con motivi a candelabra.
Dal presbiterio, dotato di organo e cantoria, si accede alla sagrestia e ad una cappella laterale ove è custodito il fonte battesimale.
La pala dell’altare maggiore, risalente al XVII secolo, raffigura la Vergine, S. Ansano e Giovanni Battista.
Contesto
La chiesa di S. Ansano sorge isolata in prossimità della frazione di Pieve del Pino, sulle colline fra Savena e Reno.
E' raggiungibile da Bologna prendendo la via dei Colli, dal comune di Pianoro e in particolare da Sesto e ancora da Sasso Marconi salendo verso ovest per la panoramica strada che conduce a Montelungo.
Il complesso della pieve è cinto da una cerchia di cipressi secolari in molti dei quali è ancora possibile osservare le tacche che, durante la Seconda Guerra Mondiale, le truppe tedesche fecero per abbatterli e contrastare l’avanzata dei mezzi americani. Il territorio collinare circostante, coperto da zone boschive e disseminato di spettacolari rupi e calanchi, è caratterizzata dal cosiddetto “Dente”, uno guglia di arenaria alta 30 metri.
Dalla Pieve del Pino, ai piedi del Monte S. Morè, ha inoltre inizio lo storico percorso chiamato “Via degli Dei” che collega le città di Bologna e Firenze, passando attraverso gli Appennini.
Impianto planivolumetrico
Il complesso religioso è un’aggregazione orizzontale che comprende aula, campanile, sagrestia, canonica e stanze accessorie.
Esterno
Il complesso della Pieve, affacciato su un ampio sagrato pavimentato con lastre di porfido, è preceduto da un breve viale affiancato da spazi verdi attrezzati e delimitati da una cerchia di cipressi secolari.
La facciata della chiesa, dalle linee semplici e piane, è suddivisa in due parti da una cornice rettilinea e conclusa in sommità da un timpano, marcato da una spessa cornice dentellata di ispirazione dorica. Al centro del registro superiore si apre un’ampia lunetta finestrata racchiusa, insieme al portale architravato del registro inferiore, in un grande arco cieco a tutto sesto.
Il fianco sinistro della chiesa resta completamente celato dalla canonica attigua.
Lungo il fianco destro invece, in posizione arretrata, si ergono il campanile e altri ambienti parrocchiali che cingono tutto il perimetro dell’edificio fino all'abside. La copertura del complesso, a due falde, è realizzata in coppi.
Pianta
Chiesa ad una sola navata, non orientata, con cappelle laterali e abside.
Interni
L'aula, ad una sola navata con due cappelle per lato, è scandita da sottili lesene in marmo, poggianti su un alto basamento, che sorreggono una spessa trabeazione interrotta solo in corrispondenza del presbiterio. In nicchie aperte sulla navata si trovano quattro statue degli evangelisti, accompagnati dai loro simboli. Sulla parete sinistra, tra le cappelle laterali, al di sotto del pulpito in legno scolpito si apre una profonda nicchia, a pianta rettangolare, in cui è posizionato un confessionale ligneo.
La copertura della navata, separata dalla zona presbiterale da un arco a tutto sesto, è realizzata con volte a botte, unghiate in corrispondenza delle finestre ad arco che si aprono al di sopra della trabeazione, in asse con le cappelle laterali. Il presbiterio, rialzato di un gradini rispetto alla zona assembleare, è coperto da una volta a vela, sostenuta da quattro colonne e decorata con la Gloria di S. Ansano (XIX sec.).
Lungo le pareti del presbiterio si elevano speculari due cantorie di cui una dotata di organo.
A sinistra della zona presbiteriale è posto l’accesso alla sagrestia mentre a destra un piccolo corridoio immette nella cappella del Battistero, riccamente decorata.
Gli alzati del presbiterio e della navata sono tinteggiati in color terra di Siena e decorati con pitture di candelabre.
L’aula è illuminata dalla grande lunetta della controfacciata e dalle finestrature che si aprono in corrispondenza delle unghie della volta.
La pavimentazione dell’aula è in marmo rosso di Verona mentre in zona presbiteriale è costituita da mattonelle quadrate in marmo rosso-arancio e bianco.
Impianto strutturale
Struttura in muratura portante.
Apparati liturgici
L’assemblea è ordinata frontalmente al presbiterio in conformità con il volume architettonico e si organizza su due file di panche lignee disposte a battaglione.
Il presbiterio, rialzato di un gradino rispetto alla zona assembleare, è adeguato alla riforma liturgica post-conciliare.
Al centro, discostato dalla parete di fondo e rialzato di tre gradini, si trova l’altare, realizzato in marmo.
L'ambone in legno, di tipo a leggio, è collocato a destra dell'altare, in posizione avanzata a ridosso dell’assemblea.
La sede per il celebrante, collocata lungo il fianco sinistro del presbiterio, è una sedia in legno con schienale e seduta rivestiti in tessuto blu.
L’affiancano alcune semplici sedute in legno che ospitano il coro.
Dal fianco sinistro del presbiterio si accede alla sagrestia mentre dal lato ad una piccola cappella ove è custodito il fonte battesimale.
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (1967)
Don Gabriele Pallotti, parroco di Paderno, a cui fu affidata in via provvisoria la cura pastorale della Pieve del Pino ordinò, in ottemperanza alle norme liturgiche del Concilio Vaticano II, l’adeguamento dell’altare che per questo fu spogliato delle fiancate e del doppio ordine di scaffalature. Interamente realizzato in marmo è posizionato al centro del presbiterio e rialzato di tre gradini rispetto al medesimo piano.