Addio a padre Tarcisio Carolo, cappellano del Giustinian.
E’ mancato nella notte tra domenica e lunedì scorso, in seguito all’aggravarsi improvviso delle sue condizioni di salute, padre Tarcisio Carolo, dell’ordine francescano dei Frati Minori, cappellano da 35 anni della chiesa di Ognissanti, presso l’ospedale Giustinian, a Venezia.
Nato il 7 gennaio del 1931 a Villanova di Camposampiero, padre Tarcisio è stato parroco per 16 anni a Pianoro (Bologna), poi in Calabria e a Legnago (Verona) arrivando a Venezia alla fine degli anni ’80.
Dal 1988 infatti è stato cappellano dell’ospedale Giustinian, dove andava a trovare i malati due volte al giorno, proseguendo la sua azione pastorale quando la struttura divenne Rsa e anche in seguito, continuando a celebrare tutti i giorni la messa, tranne la domenica confessando e guidando spiritualmente un gruppo di devoti.
Nella chiesa di Ognissanti, poi, padre Carolo organizzava periodicamente dei concerti.
Era un inno alla vita e alla convivialità, ci ha insegnato ad amare il prossimo dal bambino all’anziano.
Diceva che era un dono anche la vecchiaia.
E quando gli rubavano le offerte, mentre tutti noi eravamo arrabbiati lui con tranquillità diceva: “vuol dire che qualcuno ha più bisogno di me”, racconta Donatella Trevisan, una delle persone che più gli sono state vicine, considerandolo in questi anni un padre spirituale.
Diceva che era un dono anche la vecchiaia.
E quando gli rubavano le offerte, mentre tutti noi eravamo arrabbiati lui con tranquillità diceva: “vuol dire che qualcuno ha più bisogno di me”, racconta Donatella Trevisan, una delle persone che più gli sono state vicine, considerandolo in questi anni un padre spirituale.
Ci ha fatto un brutto scherzo andandosene così.
Era anziano e aveva il diabete, ma stava ancora bene.
Fino a Pasqua aveva celebrato messa qui, sempre sorridente e allegro.
Purtroppo aveva bisogno di costanti cure e per questo si era trasferito prima nel convento della Vigna poi nell’infermeria del convento di Saccolongo.
Era anziano e aveva il diabete, ma stava ancora bene.
Fino a Pasqua aveva celebrato messa qui, sempre sorridente e allegro.
Purtroppo aveva bisogno di costanti cure e per questo si era trasferito prima nel convento della Vigna poi nell’infermeria del convento di Saccolongo.
Ogni giorno un piccolo gruppo di persone era presente alla Messa, gruppo che al sabato contava circa 15 fedeli.
Aveva la bella abitudine di festeggiare tutti i nostri compleanni, c’era sempre un’occasione per fare festa in sacrestia.
E non mancava a nessuna delle celebrazioni più importanti delle parrocchie vicine, da San Trovaso all’Angelo
Raffaele. Amava la montagna e ci ha fatto conoscere le Dolomiti>.
Dalla rivista” Gente Veneta”