LA BELLEZZA E LA FATICA DI DIVENTARE COMUNITA’ MISSIONARIE.
Anche il moderatore don Giulio Gallerani e la Presidente Rita Martini della nostra ZP50 hanno partecipato.
"Questo incontro molto importante, è stato necessario per compiere una verifica di quanto le Zone Pastorali hanno compiuto in questi anni.
Le cinquanta Zone Pastorali (ZP) della Diocesi di Bologna sono state avviate nel 2018 non tanto come una riorganizzazione amministrava, pur necessaria, ma come lo strumento per crescere, aiutarsi, attuare più coerentemente la missione affidataci (Lettera Pastorale “Tutti più missionari” 2018).
L’esperienza della Chiesa Bolognese si inserisce nella comunione con la Chiesa universale, in particolare con il cammino sinodale e il rinnovamento dei ministeri, nella drammatica vicenda storica contemporanea. In questi anni abbiamo sperimentato i primi passi di un percorso per tutti nuovo, verso una forma di Chiesa da scoprire e realizzare insieme.
Tutte le volte che si inizia un'esperienza nuova è inevitabile che a curiosità ed entusiasmo si associ un sentimento di timore e la tentazione di tornare indietro. Nel caso di rinnovare realtà comunitarie come le parrocchie, in cui la dimensione della tradizione e del “si è fatto sempre così” toccano profondamente la stessa identità, non si può non mettere in conto una grande fatica nel cambiamento.
Questo è possibile se si riconosce, in questa situazione, un appello che lo Spirito ci rivolge a essere una Chiesa più condivisa e partecipata, aperta ai laici e al mondo, più missionaria, più sobria ed essenziale".
Un articolo del programma televisivo 12PORTE
“Una nuova forma di Chiesa”: a cinque anni dalla istituzione delle zone pastorali nella diocesi di Bologna è giunto il momento di fare un “tagliando”: giovedì sera si è tenuta una importante assemblea che ha visto riuniti insieme sia i laici presidenti dei comitati di zona, che i presbiteri moderatori, con i più diretti collaboratori dell’Arcivescovo.
Don Angelo Baldassarri, vicario episcopale per la comunione, aveva fatto pervenire un prezioso documento di lavoro nel quale ha condensato le linee portanti del cammino fin qui percorso, a partire dagli apporti dati in questi anni da tutti gli organismi di partecipazione ecclesiale.
Nessuno può negare la fine irreversibile di quella forma di cristianità che ha caratterizzato la nostra storia passata e quelli della attuale condizione di secolarizzazione.
È sotto gli occhi di tutti il calo numerico dei sacerdoti, ma anche delle persone che accedono ai sacramenti della vita cristiana; ma la “nuova forma di comunità” è un disegno che riguarda tutte le vocazioni, comprese quelle laicali e religiose, chiamate ad una corresponsabilità missionaria.
Questo lavoro di ripensamento delle forme ecclesiali nel territorio ha veramente il sapore di una sinodalità concreta, perché - come ha rilevato il Cardinale - non nasce dall’analisi di direttive calate dall’alto, ma dalla partecipazione di tutto il corpo ecclesiale, non senza alcune resistenze profonde: “qualcuno è forse spaventato, - rileva l’Arcivescovo - perché certo cambiare non è facile. Ma abbiamo chiara la necessità, che è la missione!”.
“La necessità è comunicare il vangelo, - ha detto in modo appassionato il Cardinale - è la cosa più bella che abbiamo, di cui c’è un bisogno enorme, perché c’è una sofferenza terribile: questo è il nodo! Se non partiamo dalla compassione di Gesù per la folla non capiamo quello che stiamo facendo! Si riduce tutto ad alchimie, a considerazioni di ruolo, a bracci di ferro di potere”.
Se non partiamo dalla compassione di Gesù per la folla non capiamo quello che stiamo facendo! Si riduce tutto ad alchimie, a considerazioni di ruolo, a bracci di ferro di potere.
C’è da ridefinire il modo della presenza ecclesiale nel territorio, con la consapevolezza che che nessuna condizione di vita oggi è associata ad un solo luogo, viste le grandi possibilità di movimento per lavoro, per formazione, per interessi vari.
Anche la pesante crisi demografica incide su questa progettazione.
Una riflessione in corsa, che riguarda anche i comitati di zona, costituiti attorno ai quattro ambiti nodali (catechesi, liturgia, carità, giovani), i laici presidenti di questi organismi e i presbiteri moderatori.
La riflessione si è poi concretizzata attorno a 8 temi di discussione, declinati in altrettanti tavoli di lavoro, dai quali emergeranno ulteriori indicazioni di rotta per consolidare la coscienza fortemente missionaria di questo progetto e restando sempre ben radicati nella realtà della vita ecclesiale.
Zone pastorali, comitati, moderatori, presidenti: c’è tutto un vocabolario della vita pastorale da imparare.
Abbiamo chiesto al cardinale se non corriamo il rischio di perderci in una specie di ingegneria ecclesiastica…!