“I santi Padri amavano paragonare Pietro e Paolo a due autentiche colonne sulle quali si regge l’intero edificio della chiesa. La comunità cristiana sparsa per il mondo intero in questo giorno è chiamata ad approfondire il proprio legame con la loro testimonianza di fede, di vita e di amore.”
Le due colonne della comunità cristiana, gli apostoli Pietro e Paolo, da sempre sono celebrati insieme, tanto nella liturgia quanto nell’iconografia.
La loro esperienza di fede nel mistero pasquale, così simile pur dentro una grande diversità, consente alla «Chiesa di Dio» (Gal 1,13) di ritrovare continuamente il sentiero dove poter approfondire i suoi passi verso il Regno.
Pur avendo incontrato, seguito e servito il Signore Gesù per strade assai differenti, comune è stato l’itinerario spirituale che li ha portati a capire «ciò che stava succedendo» loro: una splendida «realtà» (At 12,9) suscitata da Dio e non dipendente dai loro meriti o dalla forza delle loro motivazioni.
Il pescatore di Galilea, diventato la «pietra» (Mt 16,18) della comunità cristiana, e il caparbio fariseo capace di estendere «l’annuncio del Vangelo» a «tutte le genti» (2Tm 4,17), hanno scoperto di essere stati scelti «fin dal seno» (Gal 1,15) materno per una missione unica: rivelare attraverso la loro vita e, persino, attraverso la loro «morte» (Gv 21,19), il mistero di «Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,15).
La via che li ha condotti a uscire da sé stessi a tal punto da poter diventare docili strumenti nelle mani e nella provvidenza del Padre non è stata certamente facile da riconoscere.
Simon Pietro ha dovuto affrontare forti avversità a Gerusalemme, dove è stato gettato «in carcere» (At 12,4) ma poi liberato grazie alla preghiera dei fratelli e all’azione di Dio.
Anche per Paolo la predicazione del vangelo è stata una vera e propria «battaglia» (2Tm 4,7), in cui innumerevoli sono state le resistenze, soprattutto da parte di chi era maggiormente convinto di poter difendere la tradizione e la fede dei padri.
Tuttavia, anche Paolo è stato «liberato dalla bocca del leone» (4,17) e ha compreso che «la parola di Dio» non può essere «incatenata» (2,9) da niente e da nessuno.
Infatti, proprio mentre si chiudeva la porta verso i Giudei, che l’apostolo desiderava così fortemente aprire e attraversare, si spalancava quella che conduceva verso il mondo dei pagani.
Attraverso innumerevoli prove, Pietro e Paolo hanno capito che il Signore può liberare l’uomo «da ogni male» (4,18).
Quello che le Scritture ci consentono di riconoscere è che entrambi gli apostoli, quello dei giudei e quello dei pagani, hanno potuto diventare appassionati testimoni della risurrezione solo dopo aver affrontato e assimilato la morte e la distruzione della propria idea di perfezione spirituale.
Solo dopo aver accettato di aver rinnegato il Maestro, Pietro ha potuto ricevere l’incarico di pastore; allo stesso modo, solo dopo essersi scoperto feroce persecutore di chi non la pensava come lui, Paolo è diventato il meraviglioso interprete della giustificazione di Dio in Cristo.
I santi Padri amavano paragonare Pietro e Paolo a due autentiche colonne, sulle quali si regge l’intero edificio della chiesa.
La comunità cristiana sparsa per il mondo intero, in questo giorno, è chiamata ad approfondire il proprio legame con la loro testimonianza di fede, di vita e di amore.
L’itinerario di purificazione che i due apostoli hanno percorso è una memoria indispensabile a ogni credente, per continuare a credere che «né carne né sangue» (Mt 16,17) — «né argento né oro» (At 3,6) — possono portare a compimento la nostra vita nuova in Cristo, da assumere come spazio e occasione di dedizione ai fratelli.
Solo il mistero della nostra debolezza, pazientemente vissuto «nel nome di Gesù Cristo» (3,6), può assicurare un incremento della nostra umanità fino alla misura dell’amore più grande, arricchendo il tesoro della chiesa di quella luce vera che può affrancare ogni uomo e ogni donna «da ogni paura» (Sal 33,5).
Soprattutto quella paura che non ci fa mai sentire degni di poter ricevere da 2Dio una chiamata libera dalla necessità e dagli esiti: «Seguimi» (Gv 21,19).
Letture: At 12,1-11; Dal Sal 33 (34); 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19