“Non possiamo fare della nostra anima, che è la dimora di Dio, un luogo di mercato,
vivendo nella continua ricerca del nostro tornaconto
invece che nell’amore generoso e solidale.”
I l Vangelo di oggi presenta, nella versione di Giovanni, l’episodio in cui Gesù scaccia i venditori dal tempio di Gerusalemme (cfr. Gv 2,13-25).
Egli fece questo gesto aiutandosi con una sferza di cordicelle, rovesciò i banchi e disse:
«Non fate della casa del Padre mio un mercato!» (v. 16).
Questa azione decisa, compiuta in prossimità della Pasqua, suscitò grande impressione nella folla e l’ostilità delle autorità religiose e di quanti si sentirono minacciati nei loro interessi economici.
Ma come dobbiamo interpretarla?
Certamente non era un’azione violenta, tant’è vero che non provocò l’intervento dei tutori dell’ordine pubblico: della polizia.
No!
Ma fu intesa come un’azione tipica dei profeti, i quali spesso denunciavano, in nome di Dio, abusi ed eccessi.
La questione che si pose era quella dell’autorità.
Infatti i Giudei chiesero a Gesù: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?» (v. 18),
Cioè quali autorità tu hai per fare queste cose?
Come a richiedere la dimostrazione che Egli agiva davvero in nome di Dio.
Per interpretare il gesto di Gesù di purificare la casa di Dio, i suoi discepoli si servirono di un testo biblico tratto dal Salmo 69: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà» (v. 17); così dice il Salmo: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Questo Salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione.
Lo zelo per il Padre e per la 1sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che porta al sacrificio di sé, non quello falso che presume di servire Dio mediante la violenza.
Infatti il “segno” che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione:
«Distruggete questo tempio – dice – e in tre giorni lo farò risorgere» (v. 19).
E l’evangelista annota: «Egli parlava del tempio del suo corpo» (v. 21).
Con la Pasqua di Gesù inizia il nuovo culto, nel nuovo tempio, il culto dell’amore, e il nuovo tempio è Lui stesso.
L’atteggiamento di Gesù raccontato nell’odierna pagina evangelica, ci esorta a vivere la nostra vita non nella ricerca dei nostri vantaggi e interessi, ma per la gloria di Dio che è l’amore.
Siamo chiamati a tenere sempre presenti quelle parole forti di Gesù: «Non fate della casa del Padre mio un mercato!» (v. 16).
È molto brutto quando la Chiesa scivola su questo atteggiamento di fare della casa di Dio un mercato.
Queste parole ci aiutano a respingere il pericolo di fare anche della nostra anima, che è la dimora di Dio, un luogo di mercato, vivendo nella continua ricerca del nostro tornaconto invece che nell’amore generoso e solidale.
Questo insegnamento di Gesù è sempre attuale non soltanto per le comunità ecclesiali, ma anche per i singoli, per le comunità civili e per la società tutta.
È comune, infatti, la tentazione di approfittare di attività buone, a volte doverose, per coltivare interessi privati, se non addirittura illeciti.
È un pericolo grave, specialmente quando strumentalizza Dio stesso e il culto a Lui dovuto, oppure il 2servizio all’uomo, sua immagine.
Perciò Gesù quella volta ha usato “le maniere forti”, per scuoterci da questo pericolo mortale.
La Vergine Maria ci sostenga nell’impegno di fare della Quaresima un’occasione buona per riconoscere Dio come unico Signore della nostra vita, togliendo dal nostro cuore e dalle nostre opere ogni forma di idolatria.
Letture: Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25 (dall’Angelus, 4 marzo 2018)