XXV Domenica T.O.anno C

Non potete servire Dio e la ricchezza

Dal Padre misericordioso all’amministratore infedele

Il brano evangelico di questa domenica segue immediatamente le tre parabole della misericordia – la pecora smarrita, la moneta perduta e soprattutto il padre misericordioso – narrate nel capitolo 15 del Vangelo di Luca. A prima vista sembra un passaggio di discontinuità, ma in realtà il legame è più profondo di quanto appaia.

Anzitutto cambia l’interlocutore: prima Gesù si rivolgeva ai farisei che mormoravano, ora parla direttamente ai suoi discepoli. Inoltre, un filo nascosto unisce le due sezioni: sia il figlio prodigo sia l’amministratore infedele hanno sprecato i beni che erano stati loro affidati. Due uomini che sciupano ciò che ricevono, ma che alla fine sono costretti a fare i conti con la propria vita. Ed è proprio questo il cuore del messaggio: la parabola invita a fare i conti non con i numeri, ma con le scelte, a riconoscere che la vita è un’amministrazione e che, prima o poi, tutto ciò che ci è stato affidato sarà richiesto.

Tutto ci è stato affidato: la vita come gestione responsabile

Il centro della parabola non è la furbizia, né l’inganno: è la responsabilità. L’amministratore infedele non viene lodato per la disonestà, ma per aver colto la gravità del momento e aver reagito. Sa che non è padrone, ma amministratore. E si muove.

In questa luce, il Vangelo non parla solo di denaro: ci parla di tutto ciò che ci è stato affidato – il tempo, i beni, le relazioni, la vita stessa. Non possediamo nulla in modo assoluto, siamo custodi temporanei. E come ogni buon amministratore, dobbiamo essere pronti a rendere conto.

Il tempo: non è una risorsa infinita. Vivere da discepoli significa non sprecarlo nell’inerzia o nella superficialità, ma riconoscerlo come occasione preziosa per amare, servire, costruire. Non siamo chiamati a riempire l’agenda, ma a dare qualità al tempo.

I beni materiali: non sono né il fine né la garanzia della nostra sicurezza. Gesù non li condanna in sé, ma ci ricorda che vanno usati bene, con giustizia e generosità. La ricchezza è un mezzo, non un padrone.

Le relazioni: anche gli affetti, l’amicizia, la fiducia degli altri sono beni da amministrare. Non vanno né manipolati né dati per scontati. Ogni relazione autentica si fonda su rispetto, ascolto e verità.

La vita: è il dono più grande. Non ne siamo padroni, né della nostra né di quella altrui. Per questo la fede cristiana ci insegna a rispettare ogni vita, anche fragile, anche dolente, anche alla soglia della morte. Perché ogni vita è sacra, ed è a Dio che ne rendiamo conto.

Un invito alla lucidità spirituale

«Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza». È una frase che lascia perplessi, ma che dice qualcosa di profondo. Gesù constata che i figli di questo mondo sanno muoversi con intelligenza per i propri interessi, mentre i figli della luce spesso vivono con superficialità o inerzia. Il punto non è copiare l’astuzia dell’amministratore, ma imparare la sua prontezza di giudizio.

Gesù ci invita a essere realisti e lucidi: se vogliamo seguirlo, non possiamo illuderci o rimandare. Ogni scelta va misurata, ogni discepolato va preso sul serio. È come costruire una torre o affrontare una battaglia, come ci ha detto qualche domenica fa (Lc 14,28-32): serve consapevolezza, calcolo, fedeltà. Il Vangelo non è per sognatori ingenui, ma per uomini e donne capaci di scegliere sul serio.

Non potete servire Dio e la ricchezza

Il finale è netto: «Nessun servitore può servire due padroni… Non potete servire Dio e la ricchezza». Non si tratta solo di una questione economica, ma di una questione di cuore. A chi apparteniamo davvero? Cosa guida le nostre scelte? Chi decidiamo di servire con la nostra vita?

Gesù non chiede di rinunciare a tutto, ma di mettere lui al primo posto. La ricchezza può essere utile, ma non può essere padrona. Le cose possono servire, ma non devono sedurre. Perché chi serve Dio non è schiavo di nulla, ma sa usare tutto con libertà, sapendo che la vera ricchezza è un’altra: “Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta… perché vi accolgano nelle dimore eterne”.

Il Vangelo oggi ci scuote: ci chiede di essere amministratori fedeli e lungimiranti, non calcolatori freddi, ma credenti responsabili, che sanno che ogni dono va restituito, e che solo ciò che è donato davvero, rimane per sempre.