Una numerosa partecipazione all'ultimo saluto a don Lorenzo Lorenzoni a Montecalvo.
Lasciamo la parola a numerose interviste che ripercorrono momenti salienti della vita di Don Lorenzo
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Nella mattinata di venerdì 11 luglio, è morto presso la Casa di Cura “Toniolo” il MR don Lorenzo LORENZONI, di anni 98, Decano del Clero bolognese.
Nato a Trebbo di Reno il 29 settembre 1926, dopo gli studi nei Seminari di Bologna è stato ordinato presbitero il 23 settembre 1950.
Vicario parrocchiale di S. Girolamo dell’Arcoveggio in Bologna dal 1950 al 1957, dal 1957 al 1961 è stato Amministratore parrocchiale di Fagnano e dal 1957 al 1962 Parroco di Zappolino.
Nel 1962 è stato nominato primo parroco di S. Giacomo fuori le Mura, di cui ha curato la costruzione dell’intero complesso parrocchiale e dove ha esercitato il suo ministero fino al 2002.
Dall’ottobre 1982 è stato anche Amministratore parrocchiale di S. Andrea Valle di Savena, fino alla soppressione della Parrocchia nel 1986.
Officiante a S. Teresa del Bambino Gesù dal 2002 al 2018, dal 2004 era Amministratore parrocchiale di S. Giovanni Battista di Monte Calvo.
Dalla tarda mattinata di domani, sabato 12 luglio, si potrà visitare la salma presso la camera mortuaria della Casa di Cura “Toniolo”.
La S. Messa esequiale, presieduta dal Cardinale Arcivescovo, sarà celebrata lunedì 14 luglio, alle ore 18.30, presso la chiesa parrocchiale di S. Giacomo fuori le Mura.
I resti mortali si riposeranno nella cripta del cimitero di Montecalvo.
“Da una ventina d’anni a questa parte don Lorenzo Lorenzoni, nonostante l’età che avanzava anno dopo anno, ha fatto rinascere la parrocchia di Monte Calvo, a Pianoro – ricorda Simonetta Saliera, già sindaco di Pianoro e presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna – uno sforzo fatto con passione e con impegno che ha segnato la vita di Pianoro.
Purtroppo, oggi, don Lorenzoni ha lasciato per sempre questa terra lasciando in ognuno di noi che lo abbiamo conosciuto a gli abbiamo voluto bene un grande vuoto.
Oggi è un giorno di dolore, ma il ricordo di quanto don Lorenzoni ha fatto per la nostra comunità resisterà nel tempo.
A Vittoria, che lo ha accudito fino alla fine, e alla Chiesa di Bologna vanno le mie più sentite condoglianze”.
A Vittoria, che lo ha accudito fino alla fine, e alla Chiesa di Bologna vanno le mie più sentite condoglianze”.
(Dall’inserto “Bologna Sette” di Avvenire, pubblichiamo un’ampia sintesi dell’omelia dell’Arcivescovo nella Messa per la celebrazione cittadina della solennità del Corpus Domini. Testo integrale su www.chiesadibologna. it)
Oggi contempliamo il Corpo del Signore.
È un mistero di amore che non smettiamo di comprendere, che ci fa «sentire» l’amore e la Presenza che, tardi di cuore come siamo, non sappiamo riconoscere, dimentichiamo e che, proprio per questo, non smette di scaldare il nostro cuore e restare con noi.
Non è una lezione ma una Presenza che ci fa trovare il cuore, cioè noi stessi, perché troviamo Lui.
È Cristo che «fa comunione» con noi, ma ha bisogno del nostro cuore.
Lui si dona per la nuova ed eterna alleanza, definitiva, che mette pace tra terra e cielo.
Ma perché l’alleanza la capiamo bisogna essere in due e non può farla senza la nostra personale scelta.
Lui fa comunione con il suo pane e questa ci impegna a fare comunione della nostra vita, a fare comunione con il nostro prossimo, ad essere prossimo per chi incontriamo.
È una Presenza, non un’emozione, ineffabile, cangiante, un’entità indefinita e che per questo può assumere qualsiasi significato ma sempre modellato sul nostro io. È un Corpo che richiede attenzione, concretezza, costanza, che dobbiamo accogliere fisicamente nel cuore, che accende i nostri sensi. È nostro, non per possederlo, ma per amarlo.
Questo suo amore è il vero giudizio sulla nostra vita, sul nostro non amore, sulle complicità con colui che rovina la nostra vita e quella del prossimo.
Il suo giudizio è l’amore che possiamo comprendere e per questo diventare consapevoli della nostra resistenza, diffidenza, chiusura e delle conseguenze che questo causa su di noi e sul prossimo.
Sembra quasi che abbiamo paura del cuore, tanto che ci abituiamo a vivere senza, a tenerlo nascosto, perché farlo vedere ci fa sentire esposti, vulnerabili.
Cosa diventa la vita senza cuore, cioè quell’intreccio che ognuno di noi è, che solo l’amore sa conoscere?
In un mondo senza legami veri, egocentrico, pensiamo che il cuore per essere se stesso debba consumare, possedere, in quell’individualismo malsano che segna la vita. Il mondo così finisce per perdere il cuore.
Alcuni teorizzano che bisogna mettere da parte il cuore, come se non ci facesse vedere bene, diventasse ingenuità, ci facesse soffrire troppo, o che il mercato e lo sviluppo hanno conseguenze inevitabili e necessarie.
Non possiamo mai accettarlo!
La Pasqua è il doloroso passaggio che attraversa il buio, l’oscurità più grande, la morte.
Solo così la speranza si realizza.
La fiducia nel Signore addolcisce i «guai» inevitabili della vita vera, come dice Manzoni, e li rende utili per una vita migliore.
Solo «vedendo con il cuore », con gli occhi del cuore, scopriamo il mondo intorno.
L’Eucaristia dona il cuore e la comunione con il Signore e con i fratelli.
Ed è propria questa comunione la nostra forza, perché amore, infinito e con infiniti significati, amore che nutre il nostro cuore insoddisfatto, incerto, smarrito, peccatore.
Come ricorda Papa Leone XIV, nell’unico Cristo noi siamo uno.
Camminiamo insieme, cammineremo insieme con la gioia nel cuore e il canto sulle labbra.
Ci fermeremo ad adorare il suo Corpo, cioè a dire: “Gesù, io sono tuo e ti seguo nella mia vita, non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con te” (Dn68).
Restare con Gesù ci aiuta a restare e a non scappare, ci apre, non ci chiude, ci fa essere intimi con noi stessi per essere di cuore con tutti.
* arcivescovo
Nell’omelia della celebrazione cittadina del Corpus Domini, Zuppi ha ricordato che Gesù «fa comunione con il suo pane e questa ci impegna a fare comunione della nostra esistenza»
Sono stati centinaia i fedeli che hanno partecipato alla Messa in San Paolo Maggiore in occasione del Corpus Domini cittadino.
Al termine della celebrazione si è svolta anche la processione del SS. Sacramento lungo le vie Barberia e Cesare Battisti.
La firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica va apposta sulla scheda allegata al Modello Cud per coloro che possiedono solo redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati attestati dal Modello e sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi.
I lavoratori dipendenti e i pensionati che, oltre ai redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, possiedono altri redditi e/o oneri detraibili/deducibili e non hanno la Partita Iva, possono presentare la dichiarazione dei redditi con il modello 730 precompilato o ordinario: anche, qui, la firma va apposta nell’apposita scheda.
C’è poi il modello Redditi, per chi non sceglie il 730 oppure per chi è tenuto per legge a compilarlo. In tutti i casi, occorre firmare nella casella «Chiesa cattolica» facendo attenzione a non invadere le altre caselle per non annullare la scelta, nel riquadro denominato «Scelta per la destinazione dell’Otto per mille dell’Irpef» nella scheda.
Per informazioni e chiarimenti si può consultare il sito internet all’indirizzo www.8Xmille.it