Al via, ieri sera, a Pianoro, una serie di incontri dei giovanissimi per parlare dei loro problemi e delle loro aspirazioni, dando una risposta sotto la prospettiva religiosa e comunitaria.
Qui il folto gruppo che ha partecipato insieme a Don Daniele e Suor Mary
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(Dall’inserto domenicale di AVVENIRE – Bologna sette – del 2 Novembre 2025)
Sabato scorso le Superiore di comunità religiose femminili, in assemblea, hanno eletto come Delegata Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia) per l’Arcidiocesi suor Elsa Antoniazzi, delle Suore di Santa Marcellina (nella foto).
Al suo fianco, come consigliere, ci saranno:
suor Angela Mara Bosi, Suore Minime dell’Addolorata,
suor Amelia Grilli, Domenicane di Santa Caterina da Siena,
suor Donatella Nertempi, Serve di Maria di Galeazza;
suor Franca Ridella, Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il nuovo Consiglio diocesano rimarrà in carica per il quinquennio 2025-2030.
Questo organismo di coordinamento e animazione è al servizio di tutte le comunità e della Chiesa di Bologna, e desidera essere un punto di riferimento per ogni Istituto.
«Sono certa – afferma suor Vincenza Di Nuzzo, presidente Usmi regionale – che questo nuovo Consiglio opererà in piena comunione e sinergia con tutte le Comunità, promuovendo il dialogo, la formazione e la partecipazione della vita consacrata alle iniziative diocesane».
Questa mattina suor Mariangela Cenacchi ha rinnovato i voti alla consacrazione delle Missionarie Diocesane, nel giorno della Beata Vergine Maria del Rosario.
Un sincero ringraziamento a Suor Mariangela per il prezioso servizio che svolge nelle nostre parrocchie e comunità di Pianoro.
Con il suo spirito di fraternità e comunione dona ogni giorno, tempo, ascolto e cordialità a tutti, rendendo il suo impegno un dono inestimabile per ciascuno di noi.
GRAZIE ❤

Al via la presentazione del libro sugli scritti spirituali di Nonna Susanna, con prefazione del cardinal Matteo Zuppi e presentazione di padre Serafino Tognetti, per l’Editrice Ancilla.
Teresa Algranati era figlia di Cesare Algranati, che fu direttore di Avvenire dal 1902 al 1915 e fondatore di altre riviste cattoliche, oltre che autore di moltissimi articoli su svariate testate giornalistiche. Per molti anni aiutò il padre nel ramo del giornalismo.
All’età di vent’anni sentì la chiamata del Signore a formare e organizzare gruppetti di donne che si proponevano di aiutare i sacerdoti nelle loro necessità materiali e spirituali.
Fondò così nel 1946, a Bologna, l’Opera della Riconoscenza, approvata dal Cardinale Nasalli Rocca: una comunità di giovani consacrate, dette Veroniche (ora Figlie di Madre Umilissima), che lavoravano e pregavano per sostenere i sacerdoti nella loro missione a servizio delle anime.
Teresa prese il nome di suor Maria Veronica, ma sul settimanale ‘Vita femminile’ di cui era direttrice e sul quale scriveva novelle, romanzi e curava una rubrica, si firmava ‘Nonna Susanna’, titolo che è rimasto il più noto e familiare per chi l’ha conosciuta e amata.
Questo libro è nato da alcuni suoi fogli dattiloscritti rimasti in un cassetto per anni. In essi suor Maria Veronica svela alcune sue esperienze spirituali straordinarie.
Dal Padre misericordioso all’amministratore infedele
Il brano evangelico di questa domenica segue immediatamente le tre parabole della misericordia – la pecora smarrita, la moneta perduta e soprattutto il padre misericordioso – narrate nel capitolo 15 del Vangelo di Luca. A prima vista sembra un passaggio di discontinuità, ma in realtà il legame è più profondo di quanto appaia.
Anzitutto cambia l’interlocutore: prima Gesù si rivolgeva ai farisei che mormoravano, ora parla direttamente ai suoi discepoli. Inoltre, un filo nascosto unisce le due sezioni: sia il figlio prodigo sia l’amministratore infedele hanno sprecato i beni che erano stati loro affidati. Due uomini che sciupano ciò che ricevono, ma che alla fine sono costretti a fare i conti con la propria vita. Ed è proprio questo il cuore del messaggio: la parabola invita a fare i conti non con i numeri, ma con le scelte, a riconoscere che la vita è un’amministrazione e che, prima o poi, tutto ciò che ci è stato affidato sarà richiesto.
Tutto ci è stato affidato: la vita come gestione responsabile
Il centro della parabola non è la furbizia, né l’inganno: è la responsabilità. L’amministratore infedele non viene lodato per la disonestà, ma per aver colto la gravità del momento e aver reagito. Sa che non è padrone, ma amministratore. E si muove.
In questa luce, il Vangelo non parla solo di denaro: ci parla di tutto ciò che ci è stato affidato – il tempo, i beni, le relazioni, la vita stessa. Non possediamo nulla in modo assoluto, siamo custodi temporanei. E come ogni buon amministratore, dobbiamo essere pronti a rendere conto.
Il tempo: non è una risorsa infinita. Vivere da discepoli significa non sprecarlo nell’inerzia o nella superficialità, ma riconoscerlo come occasione preziosa per amare, servire, costruire. Non siamo chiamati a riempire l’agenda, ma a dare qualità al tempo.
I beni materiali: non sono né il fine né la garanzia della nostra sicurezza. Gesù non li condanna in sé, ma ci ricorda che vanno usati bene, con giustizia e generosità. La ricchezza è un mezzo, non un padrone.
Le relazioni: anche gli affetti, l’amicizia, la fiducia degli altri sono beni da amministrare. Non vanno né manipolati né dati per scontati. Ogni relazione autentica si fonda su rispetto, ascolto e verità.
La vita: è il dono più grande. Non ne siamo padroni, né della nostra né di quella altrui. Per questo la fede cristiana ci insegna a rispettare ogni vita, anche fragile, anche dolente, anche alla soglia della morte. Perché ogni vita è sacra, ed è a Dio che ne rendiamo conto.
Un invito alla lucidità spirituale
«Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza». È una frase che lascia perplessi, ma che dice qualcosa di profondo. Gesù constata che i figli di questo mondo sanno muoversi con intelligenza per i propri interessi, mentre i figli della luce spesso vivono con superficialità o inerzia. Il punto non è copiare l’astuzia dell’amministratore, ma imparare la sua prontezza di giudizio.
Gesù ci invita a essere realisti e lucidi: se vogliamo seguirlo, non possiamo illuderci o rimandare. Ogni scelta va misurata, ogni discepolato va preso sul serio. È come costruire una torre o affrontare una battaglia, come ci ha detto qualche domenica fa (Lc 14,28-32): serve consapevolezza, calcolo, fedeltà. Il Vangelo non è per sognatori ingenui, ma per uomini e donne capaci di scegliere sul serio.
Non potete servire Dio e la ricchezza
Il finale è netto: «Nessun servitore può servire due padroni… Non potete servire Dio e la ricchezza». Non si tratta solo di una questione economica, ma di una questione di cuore. A chi apparteniamo davvero? Cosa guida le nostre scelte? Chi decidiamo di servire con la nostra vita?
Gesù non chiede di rinunciare a tutto, ma di mettere lui al primo posto. La ricchezza può essere utile, ma non può essere padrona. Le cose possono servire, ma non devono sedurre. Perché chi serve Dio non è schiavo di nulla, ma sa usare tutto con libertà, sapendo che la vera ricchezza è un’altra: “Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta… perché vi accolgano nelle dimore eterne”.
Il Vangelo oggi ci scuote: ci chiede di essere amministratori fedeli e lungimiranti, non calcolatori freddi, ma credenti responsabili, che sanno che ogni dono va restituito, e che solo ciò che è donato davvero, rimane per sempre.




































