“Scrivere di Giovanni mi sembra innanzitutto una contraddizione, perché lo sento sempre vicino, non lo percepisco distante o non più presente, credo con un pizzico di superbia che questo sentimento accomuni tanti di noi… è ancora qua, nel profondo dei nostri cuori.
Quindi è difficile condividerlo come un ricordo, questa semplice affermazione mi spiazza proprio perché affonda le radici nella parte di me che custodisce il bello di questa vita, dove Giovanni sta tranquillo e beato.
Parliamo quindi di qualcosa che non può essere definito solo “un ricordo”.
Poi di ricordi ne possiamo condividere una infinità, si parlava di calcio (Giò, ma questo Bologna!!!) di musica, di libri, di politica, di qualsiasi argomento, sempre con intelligenza, moderazione e carità.
Un aneddoto comunque lo condivido volentieri: durante la messa del funerale, parlando di Giovanni, don Daniele disse che si firmava nei messaggi e su quel che scriveva “Gio, il tumorato di Dio”, io stavo già piangendo da un pezzo e senza alcun ritegno, ma in quel momento ho pensato: – Ma che somaro! – e mi si è aperto un gran sorriso tra le lacrime, perché era così, in ogni momento anche di estrema difficoltà sapeva prendersi cura di te per alleviare ogni tua fatica.
“Ciao Gio, mi è stato chiesto di dire qualche parola in tuo ricordo e così sono andato a riprendere cosa avevo scritto il giorno dopo che ci hai lasciato.
Quante volte mi sono estasiato a leggere le tue favole. Io non sono bravo come te ma qualcosa mi è uscito dal cuore.
Non voglio parlare del Giovanni marito, padre e compagno di una vita, perché non ne sarei degno (lascio a Marina e Giulia questo compito). Non voglio neppure parlare di te prima della malattia in quanto eri capacissimo di mostrare la tua personalità con l’esempio diretto che tutti potevano ammirare.
In una giornata come quella odierna dobbiamo ricordare la sofferenza e quindi voglio parlare di te nella malattia, quello che mi hai mostrato, insegnato e testimoniato anche negli ultimi anni e chi ha portato a chiamarti “il mio eroe, la roccia”.
Pochi giorni prima che ci lasciassi, guardavamo fuori dalla finestra della tua camera e ammiravamo il cielo blu e le nuvole che macchiavano l’orizzonte. Questo ci ha fatto ricordare il cielo dell’Africa e quanto fosse entrata nel nostro intimo quella esperienza. Mi ricordo ancora il tuo sguardo incantato ricordando le albe in Rwanda.
GIOVANNI E’ AFRICA
Ho ancora presente le tue parole e il tuo sguardo quando siamo andati a Barbarolo a parlare con i ragazzi che avrebbero fatto gli educatori ad Estate Ragazzi. Anche lo sguardo e il silenzio dei ragazzi che ti ascoltavano parlando di malattia e morte…. era da brividi. Ricordo un’esperienza analoga presso la parrocchia di Pianoro di qualche mese prima. Del resto quanto tempo hai dedicato ai bambini e adolescenti facendo catechismo e nei laboratori di musica con le scuole….
GIOVANNI E’ INFANZIA E ADOLESCENZA
Poco dopo che eri volato in cielo, ho riletto diversi messaggi che ci mandavamo quasi quotidianamente. Tra questi ho ritrovato un video che ho girato nel reparto di chirurgia dell’ospedale Sant’Orsola, dove eri ricoverato. C’eri tu che suonavi la chitarra cantando canzoni insieme agli altri degenti e al personale infermieristico del reparto. Anche questo era da brivido.
GIOVANNI E’ MUSICA
Domenica scorsa, fuori dalla finestra della tua camera, ti sei emozionato vedendo i leprotti passeggiare in giardino. Leggendo i messaggi trasmessi e le favole che scrivevi spesso non posso che pensare alla tua capacità di entrare in empatia con gli animali e con l’ambiente. Il tuo rapporto con Tobia è vero amore.
GIOVANNI E’ FANTASIA E AMORE
Ricordo la nostra escursione al santuario di La Verna. Anche se facevi già fatica a muoverti hai sopportato un lungo viaggio per poter pregare e meditare in questo luogo sacro. Ricordo i diversi libri sul tuo comodino che avevano come protagonista frate Francesco.
GIOVANNI E’ FEDE
Riguardando le foto nella galleria del pc ho visto l’escursione al santuario di Madonna dell’Acero e alle cascate del Dardagna. Il tuo sguardo verso il bosco, l’attenzione al rumore dell’acqua che cade sulle rocce, vederti assaporare l’odore del muschio sui tronchi a nord degli alberi e contemplare il panorama delle montagne che ci circondavano…. dimostravano il tuo amore verso la natura.
GIOVANNI E’ NATURA
Penso ancora le ‘cioccate’ che ti rivolgevo quando continuavi ad indignarti e subire emotivamente le varie ingiustizie del mondo e che percepivi guardando la televisione o leggendo il giornale. Io cercavo di distrarti con battute e invitandoti a letture la cui più impegnativa era “topolino”. Mi mancheranno i nostri ‘ciacarini’ (come li chiamavi tu).
GIOVANNI E’ EMPATIA
Tu stavi lottando con un male incurabile che ti stava rendendo la vita durissima e sapevi che ti avrebbe portato alla morte (si lo sapevi benissimo e me lo hai più volte detto) ma quando mi sono rotto il ginocchio eri sempre pronto ad informarti sul mio stato di salute, preoccupandoti più per me che per te stesso.
GIOVANNI E’ VERA AMICIZIA
Chi sta leggendo starà criticando l’utilizzo del presente del verbo essere, pensando che ormai Giovanni non c’è più.
Niente di più sbagliato perche Gio continua a vivere:
– nello sguardo di Marina e Giulia;
– nella testimonianza dei bambini e bambine (anche africani) – ormai diventati adulti- che hanno avuto la fortuna di conoscerlo;
– nella testimonianza dei bambini, adesso adulti, che lo hanno avuto come catechista;
– nelle favole che ha scritto;
– nella musica che ha registrato con le bellissime canzoni che ha scritto;
– nel ricordo degli amici che hanno avuto l’onore di conoscerlo;
– nell’esempio di virtù, onestà e bellezza che hai trasmesso a tutti quelli che ti hanno conosciuto
– e in tante altre bellissime cose che ci hai trasmesso.
E si Gio tu sei sicuramente lassù a vegliare su Marina, Giulia, Mattia e tanti altri. Beh! Se ne saremo degni, come hai scritto sulla tua epigrafe …. Ci vediamo dopo.
Pubblichiamo l’omelia di Don Daniele Busca, parroco di Pianoro, in occasione dei funerali di Giovanni Dalmastri – che è stato ricordato ieri sera durante la Stazione Quaresimale come esempio della “santità della porta accanto”.
“Così dice il Salmo appena proclamato: Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Sei tu il Dio della mia salvezza.
Sì! È proprio vero! Abbiamo bisogno di Chi conosca il sentiero da percorrere, perché nel buio, nella fatica, nel disorientamento, nel vuoto, nell’incomprensione, nei tanti perché che non hanno risposta, abbiamo bisogno di una mano amica che ci guidi verso la salvezza. Un accompagnamento…
Quanto era chiara questa realtà in Giovanni. Ieri ho passato tutta la giornata a rileggere i suoi messaggi… non ho potuto fare a meno di riportarveli. Molti, forse li conoscete già. Avrà scritto anche a voi. Niente di più bello che condividerli.
D’altronde Giovanni mi ha confidato che Marina lo chiamava… mezzo prete… Bèh! Dai suoi messaggi e dalle sue parole è nata questa Omelia…
Così mi scrisse diversi anni fa:
Tutto iniziò con Crudelia Sarcom che venne a trovarmi e si trovò bene assai, piantò le tende e anche i bonsai…
Un cancro un po’ Magnone che si mangiò parte del tortone, ed io rimasi senza; imparai a fare astinenza e feci come san Francesco a godere del vento fresco, di concerti mattutini di giovani uccellini, del silenzio della notte che mi portava verso nuove rotte, poi alla fine sentii cori festanti, voci cantanti, gentili mendicanti, fratelli, del mondo, amanti. Erano gli Oranti miei futuri amici, voci principali, fini commedianti, in questa nostra strana vita, da vivere insieme, unita…
… Ora che questo cancro ce l’ho, non mi butto sotto il treno, non mi sparo un colpo in testa, ma cerco solo di andare avanti con i miei Amici Oranti…
Non mi lamento… san Francesco docet…
Ciao Oranti che camminate con me, che Gesù sia sempre la nostra guida.
La Parola di Dio, che è stata proclamata, ci prende per mano e ci accompagna anche oggi.
Noi siamo qui per salutare Giovanni, per ringraziarlo, per pregare per lui, ma anche per farci ancora prendere per mano da Dio affinchè continui a guidarci per le sue vie. Ne abbiamo bisogno, soprattutto per non disperdere il grande bene che Giovanni ci ha testimoniato e consegnato. Che grande testimonianza!!!
Sono certo che questo accompagnamento per Giovanni è ciò che lo ha sostenuto in questi anni.
Mi permetto di pensare che La Parola di Dio di oggi è la Parola con la quale il Signore ci dice chi è stato e chi è Giovanni.
Così abbiamo ascoltato nella prima lettura:
Figlio mio, ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, … per il quale soffro. Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta. Sforzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità.
Quanto ho sentita vera questa Parola per Giovanni. Ma non è lui? Giovanni ha testimoniato con la sua vita questa Parola.
Ascoltate questo canto che ha composto (spero si possa ascoltare bene):…
La mia favola africana, Il Sogno di Kivu, racconta di un grande viaggio che alla fine dura un solo giorno, come quello della farfalla… Io non vivo di sogni, ma ci credo perché alla fine non raccontano bugie ma le loro storie.
Quante cose diventano chiare quando si è un po’ malati; bello fermarsi a pensare e a sognare.
Ora, se io fossi capace di leggere nelle nuvole prima che cambino forma, potrei dedurre che lassù qualcuno mi ama…..vedi caro amico che ieri hai trovato un’ora per stare con me, così al volo, stamattina ho chiesto a Gesù di darmi la forza di stringere i denti e accettare tutto, anche la morte, col sorriso sulle labbra. Vorrei essere un bambino che sogna in grande, qualcosa che neanche lui ricorda al risveglio ma alla fine della giornata lo fa addormentare con la pace nel cuore e il sorriso sulle labbra……come un bambino appunto.
Gio il Tumorato di Dio
Tra le tante, tre parole sono entrate nella storia di Giovanni: AMORE, GIOIA, SPERANZA
Io e Marina abbiamo capito che la pazienza è esattamente come la speranza…abita in noi, in me in particolare.
A 22 anni sono andato in Africa a cercare Dio nei cinni sempre intorno a me, vuoi per la chitarra, vuoi perché era più importante stare con loro che mangiare. Un paio di mesi poi tre mesi e tutto era sempre come la prima volta. Non fai in tempo ad affezionarti che già devi tornare via… come è giusto che sia. Poi ti fermi un istante perché la morte ti chiama e capisci che la morte è un tassello di vita e tu ne fai parte, sei posto in un disegno più grande di te e hai paura di lasciare gli affetti e…senti le manine di una dolcissima bimba che ti dice tughende, andiamo, fino al parco dove fanno il saluto ai loro piccoli amici che non ce l’hanno fatta, e lei ti ripete komera komera Coraggio…..e non hai più paura anzi, sorridi alla vita come a sorella morte e senti di essere in un triangolo amico con tre Giovanni che fanno da bada alla tua fragilità umana, e su un monte, alto quanto basta per sorridere alle tue paure, accarezzare le nuvole parlando al cielo, c’è lei, una splendida figura materna, che tiene in braccio la bimba che prima ti teneva la mano, e insieme in un bellissimo canto a due voci ti quietano l’anima e rassicurano lo spirito.
Giovanni raccontava dei suoi dolori mettendo poesia, preghiera, canto… sorriso… Se prima mi sembrava di avere una macchina su di me, ora ha parcheggiato direttamente un Tank …..non mi piango addosso ma solo mi chiedo: Con tutto il posto che aveva, proprio sopra di me doveva parcheggiare?
Alle oncologhe: il ferro è dimezzato rispetto al poco che avevo… non è il caso che mi faccia un panino con la cancellata? Potrebbe aiutare… o sarebbe solo un bene per il mio dentista?
… oh, sono messo così! Tanto ho il cancro e posso dire quello che mi pare…
Marina dice che non sono mica normale…
Un giorno, in ospedale, ha intrattenuto malati e infermieri, con la chitarra!
Giovanni, un grande artista, uomo di preghiera, capace di cordialità con tutti, dai bimbi agli adulti, dai sani ai malati…
Sempre con la battuta anche nella sofferenza… che male, diceva… ma sorrideva…
Sì, vi confesso, un po’ egoisticamente, ma anche no, che ero convinto che guarisse, perché con tutti i suoi grandi e preziosi doni, poteva darmi una enorme mano nella pastorale!
Capace di stare con tutti: dai bimbi agli anziani, dai preti a chi in Chiesa non viene, ma sempre capace di trasmettere quel sorriso e quella serenità, quella capacità di comunione e di gioia interiore che solo chi coltiva la profonda relazione con Dio nel cuore è capace di trasmettere.
Sì, ero convinto della sua guarigione!
Non è andata come pensavo, Giovanni, ma ora la tua sofferenza è terminata e puoi goderti la gioia che ti spetta. Ma dal Cielo accompagnaci e sostienici, fa piovere grazie per le nostre comunità.
In compagnia è meglio… e se poi questa compagnia è anche quella del Cielo, ancora di più!
Così mi avevi scritto: Ognuno prega come riesce, ma se è in compagnia è meglio… ti chiedo di pregare con me…
Ma state ad ascoltare che grande testimonianza:
Sarà dura… ma si può fare. L’importante è non diventare astiosi, rancorosi, cattivi…
Non ho paura, ho un sano timore anche di Dio.
Una cosa certa è che le preghiere arrivano e mi aiutano.
Pero, ragazzi, che forza, quando sei lì che ti abbandoni che sai che c’è qualcuno che ti può aiutare se non sai nuotare, se non hai più fiato, se hai tanti mali, se hai tanti pensieri…
E da buon amante di san Francesco, una mattina si vide arrivare una capra che si è fatta accarezzare (aveva occhi buoni…), e la sera prima di morire, ha detto di avere visto dei leprotti, ha parlato di cavalli e, anche da buon africano nel cuore, ogni tanto si firmava: il Gorillino
Caro Giovanni, un abbraccio ed un saluto da tutti ragazzi del gruppo medie che ti hanno ascoltato e subito voluto bene!
Concludo con il suo saluto a tutti voi, a tutti noi…:
Attenzione, attenzione……… Vuuuuuuuuuuoooooooaaaassssstock……quello che vi ha appena colpito è una poderosa caccavella (strumento musicale) di baci mattutini, piena di fresca freschezza, buonissima bontà, odore di fiori di campo, … canti rasserenanti di uccellini canterini,
….il fruscio del vento, il calore dei primi raggi del sole, il fresco della rugiada sulla pelle, l’odore della terra umida e rilassante, il verso delle marmotte che vi sveglia dolcemente ….. più o meno, e ……il resto al prossimo risveglio ….dalla foresta del Paradiso dei musicanti questo è il vostro buongiorno con affetto Pro natura incontaminata dal piccolo gorillino IL TUMORATO DI DIO, perché aveva le ciglia così lunghe che alla mattina per srotolarle tutte e fare le trecce ci impiegava dai 20 ai 35 minuti…..ma alla fine ci riusciva….. Gio