I giovani della parrocchia di Rastignano accompagneranno gli ex detenuti di Padre Marcello, cappellano alla Dozza, lungo alcune tappe della Via Mater Dei.
Il cammino diventerà motivo di riflessione della propria vita, anche per ritornare sulla "retta Via"... Mater Dei.
Questa è un percorso di circa 157 km che si sviluppa in sette tappe su crinali di media montagna e che collega la città di Bologna a nove comuni dell’Appennino Bolognese: Pianoro, Monterenzio, Loiano, Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Camugnano, Grizzana Morandi, Vergato e al Comune di Firenzuola, in territorio toscano.
"Dalla Città, con le sue mura e i monumenti medioevali tanto famosi nel mondo piano piano, camminando e sudando - racconta don Giulio Gallerani, parroco di Rastignano, prima tappa del percorso - potrete ritrovare quel contatto naturale con la terra, il vento, il sole, la pioggia che sono gli elementi casuali ma imprescindibili di un vero cammino.
Passo dopo passo, arrivati all’ultimo santuario, una volta ritornati alla Città, qualsiasi Città abitiate, tutto avrà un volto nuovo, perché saranno i vostri sguardi ad essere nuovi"

VIA MATER DEI CON I DETENUTI
Continua il trekking dei giovani della parrocchia di Rastignano insieme agli ex carcerati della Dozza, lungo la Via Mater Dei alla scoperta delle bellezze dell'Appennino bolognese e dei santuari della Diocesi.
"Diceva Victor Hugo 'Colui che apre la porta di una scuola, chiude una prigione' - racconta uno dei volontari che accompagna la comitiva di camminatori - stando insieme a queste meravigliose persone abbiamo capito che a loro è mancato qualcosa che li ha condotti poi sulla cattiva strada. Oggi sono persone veramente in gamba che hanno capito l'errore e cercano di recuperare il tempo perduto anche aiutando gli altri".
PELLEGRINI DI SPERANZA SULLA VIA MATER DEI.
ABBIAMO CHIESTO A PADRE MARCELLO, CAPPELLANO DELLA DOZZA, QUAL È IL SIGNIFICATO DI QUESTO PELLEGRINAGGIO CON EX CARCERATI, LUNGO LA VIA MATER DEI.
"Quando ha cominciato a prendere forma l’idea di un pellegrinaggio giubilare, al quale prendessero parte alcune persone detenute, avevo in mente principalmente due significati.
1) L’esperienza della reclusione può incoraggiare esiti opposti: può spegnere ogni speranza, tentazione dantesca che ti sorprende già all’ingresso di questo luogo disperante; può spingerti a rinunciare a coltivare aspettative di futuro per risparmiarti il peso della delusione; può alimentare la rassegnazione e la disillusione nel vedere tanti che escono e poi rientrano o nel dubitare che serva a qualcosa mostrarsi “compliante” di fronte alle proposte rieducative del carcere perché dopo tanto tempo e tanta fatica sembra non cambiare niente per te. Oppure può spingerti ad aggrapparti ad ogni speranza, anche la più tenue, come ogni piccola bolla d’aria per chi sta per annegare. Il carcere ti fa diplomare in attesa e speranza, se lo sai affrontare con lo spirito adeguato.
Accettare l’invito a farsi pellegrini di speranza nel giubileo dell’anno santo vuole rispondere a questo bisogno di speranza, sapendo che la risposta è laboriosa, è un cammino con le sue salite e le discese, ma promette una meta. Nella convinzione che camminando insieme il cammino è più accettabile e il suo esito più incoraggiante.
2) Abbiamo proposto la Via Mater Dei non solo per invocare al nostro fianco la Madre della speranza, Santa Maria del cammino, come cantiamo spesso, ma soprattutto perché pregare Maria Madre di Dio e percorrere con lei il nostro cammino di fede e di speranza significa per noi conoscerla anche come Madre nostra. E questo ci aiuta ad alimentare in noi la consapevolezza della nostra dignità di figli.
L’esperienza del carcere può essere molto umiliante. Talvolta sembra che tutto congiuri nel voler farti credere che non vali niente, che non meriti niente, che non hai diritto a niente. Invocare Maria Madre di Dio significa per noi chiedere che sia nostra “avvocata” nel custodire la nostra dignità, perché nessuna esperienza, per quanto deprimente se non disumana, spenga in noi il senso della nostra realtà di figli di Dio.
Ci è stato di grande conforto avere come nostro compagno di viaggio il vicario don Stefano Ottani perché grazie a lui abbiamo sentito vicino anche il nostro vescovo. E la sollecitudine commovente che abbiamo trovato presso le comunità e i loro pastori, che ci hanno ospitato con grande cordialità e generosità. Tiene viva in noi la speranza sapere di poter contare su una sollecitudine tanto mariana e cristiana"