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Domenica 19 alle ore 10.30 in Cattedrale l’Arcivescovo Zuppi presiederà la liturgia nella Giornata Mondiale dei poveri intitolata “Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tb 4,7).

 

«Lo sguardo è importante – afferma don Massimo Ruggiano, Vicario Episcopale per il Settore Carità – perché significa riconoscere ma, soprattutto, vuol dire sentirsi riconosciuti. Solo così il povero può̀ riscoprire le sue forze nascoste da anni di fragilità e che ormai non è più in grado di percepire. Essere visti e riconosciuti da qualcuno è come rinascere alla vita. Poveri e Vangelo non vanno mai separati, perché è la povertà di spirito che ci fa entrare nella novità del messaggio di Gesù».

Domenica 19, inoltre, alle ore 12.00 il Card. Zuppi celebrerà la Messa in occasione della Giornata Mondiale nel ricordo delle vittime della strada, alla quale partecipa l’Associazione italiana familiari e vittime della strada Onlus.

Alla Liturgia sono invitati tutti i familiari delle vittime e dei feriti degli incidenti stradali.

Lunedì 20 alle ore 17.00 nella Piazza Coperta della Sala Borsa (Piazza Nettuno,

3) il Card. Zuppi interverrà a “Bambine e bambini nei conflitti e diritto alla Pace.Quale ruolo per l’educazione?”

Proposto dal Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Alma Mater, Comune di Bologna, Bologna biblioteche, Zerodiciotto, Istituto dei ciechi “Cavazza” e Fondazione “Gualandi” a favore dei sordi in occasione delle Settimane pedagogiche e dell’anniversario della Convenzione Onu sui Diritti dell’infanzia.


Non tutti sanno che la parrocchia di Rastignano possiede 114 reliquie di santi, tra cui San Paolo l’Apostolo dei Gentili, San Petronio il Patrono di Bologna, San Luigi Gonzaga gesuita protettore degli studenti, San Filippo Neri il santo dei ragazzi di strada e San Vincenzo il santo della carità.

Il termine reliquia (dal latino <resti>) indica l’intera salma (o più sovente una piccola parte) di una persona venerata come santo o beato, oppure un qualsiasi oggetto che abbia avuto contatto con la persona, come vesti o strumenti del martirio.

A Rastignano una reliquia del singolo santo viene esposto in chiesa, nella cappella di sinistra, in occasione della specifica ricorrenza.

Se ne occupa Cristina, mamma di don Giulio, che ha redatto l’elenco completo delle reliquie della parrocchia e provvede a cambiare periodicamente l’oggetto di devozione “Dedicarmi al riordino delle reliquie è stato un impegno speciale ed emozionante – dice Cristina – in particolare sono state restaurate e pulite alcune urne con il vetro oscurato dal tempo.
Mi ricordo ancora l’emozione di pulire il primo vetro, e di leggere sopra l’ampolla  il nome di “Santa Cristina”.
La seconda reliquia è stata quella di “San Vincenzo”, il nome del mio papà. L’emozione è stata forte”.

Un grande impulso per il culto delle reliquie si ebbe dopo l’editto di Milano del 313, col quale Costantino I autorizzò il cristianesimo. In breve si permise la sepoltura di santi e martiri nelle chiese.

Inoltre un’altra mamma… Elena, madre dello stesso imperatore, si recò a Gerusalemme per reperire diverse reliquie della Passione di Gesù, che poi riportò in Europa.

“Esporre l’urna, la croce, il medaglione e l’ovale (vari contenitori delle reliquie) – conclude Cristina – mi ricorda quando da piccola, durante le funzioni, si baciavano questi oggetti.
Oggi è per me un privilegio dedicarmi a questo incarico, anche come segno di devozione.”

Gianluigi Pagani

 

(XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A)

Che belle le parabole - ha detto don Giulio durante l'omelia odierna - i ragazzi del 2012 stanno preparando qualcosa sulle parabole... ma non voglio anticipare nulla.

Nelle parabole, quando c'è qualcosa di strano, significa che è un messaggio importante.
Vi ricordate... stessa paga per chi lavora solo poche ore, oppure la festa per il figliolo prodigo che ritorna.
Anche oggi c'è qualcosa di strano: arriva lo sposo, ossia è il momento della morte.

Le monache di clausura si vestono di bianco quando stanno per morire, perché incontrano il loro sposo.
Anche Chiara Luce Badano, giovane focolarina morta a 19 anni di tumore, ha voluto indossare l'abito bianco nuziale.

Ma lo sposo che arriva di notte, non aveva le sue lampade?
Perché servono le lampade delle vergini?
Forse dovevano prepararsi... la vita quaggiù è infatti una preparazione ad una festa incredibile lassù.

Il Re Davide, scappato nel deserto, scrisse una canzone in cui non aveva sete di acqua ma solo di Dio.

A Roma, al convegno mondiale dei santuari, ci hanno detto che l'uomo oggi ha bisogno di speranza.

Quale è la differenza tra chi viene a Messa e chi non viene?

Lo dice San Paolo: la differenza è la speranza, ossia la vita è un Dio che mi cerca.

E l'uomo risponde 'ha sete di te l'anima mia'.

Le ultime parole di Gesù sulla croce sono 'ho sete', e Madre Teresa scriveva questa parola in ogni cappella.
Noi abbiamo sete di Dio e Lui ha sete di noi.
Ma se Dio ha sete di me, questo mi dà un'immensa speranza, perché posso sempre sbagliare, può andare tutto storto, ma ho la sicurezza che Dio mi sta cercando.

Quindi la morte è l'incontro tra me e Dio.
Il Papa a Roma ci ha detto che dobbiamo regalare speranza.
Alla fine della vita ci sarà Dio che mi sta cercando e quindi lo incontrerò.

Quando lo sposo arriva, solo le vergini che illuminano possano entrare alla festa.
Noi dobbiamo illuminare Dio affinché gli uomini lo possano trovare.
Lo illuminiamo con l'amore, le buone opere, la preghiera, e cercandolo.

"Se faremo luce a Dio, il mondo ritroverà la speranza".

(Nelle foto la riunione del Gruppo Giovani Famiglie, sempre più numeroso)